Mai come quest’anno sto faticando a sopravvivere in questo mese rovente.
Per chi fa il mio lavoro questo è un mese abbastanza cruciale per recuperare gli ultimi ordini prima della rituale pausa agostana e cercare di riempire il più possibile il libro degli ordini per la ripartenza di settembre (quest’anno più incerta che mai, ma pazienza).
Milano è un forno crematorio. A poco servono i condizionatori in una città dove il verde non è esattamente di casa. Ogni tragitto sotto il sole è una sofferenza che pur breve lascia il segno. Recarsi in ufficio con una camicia a maniche lunghe e pantaloni di ordinanza, una tortura necessaria ma pur sempre una tortura.
E che dire delle trasferte? A parte che trovare un albergo (un posto dove appoggiare la testa la notte eh, non un hotel di lusso) è una impresa. Ora le autostrade del centro-Italia sono letteralmente invase dai turisti e fermarsi all’Autogrill per un caffè diventa un test per affinare le proprie capacità sociali, tra turisti vocianti e famiglie in totale modalità “vacanza”. Non dovrei lamentarmi molto perché quando frequentavo gli aeroporti in questa stagione forse era pure peggio.
Un paio di trucchi li ho imparati per ottimizzare i tempi e limitare i disagi:
- Il caffè, meglio nel thermos: un po’ di caffé in un thermos mi evita lunghe e snervanti file e mi permette di fermarmi in autonomia anche in parcheggi attrezzati.
- Sfruttare le aree di servizio locali (non in autostrada) e non solo per la benzina ma anche per altri tipi di… Pit Stop.
- Bottiglietta d’acqua sempre a portata di mano, perché la disidratazione in auto è pesante, anche con l’aria condizionata accesa.
- Adattamento locale: se pernotto in un posto vagamente turistico, cerco di mangiare in un posto anonimo. In altri mesi dell’anno mi permetto il lusso di fare un po’ il turista ma non a luglio.
Forza. Ancora tre settimane di sofferenza e un paio di trasferte per chiudere un po’ di cose.
2 commenti
> Recarsi in ufficio con una camicia a maniche lunghe e pantaloni di ordinanza, una tortura necessaria ma pur sempre una tortura.
per me non necessaria, anche se allo sportello della banca mi accoglie uno con camicia a maniche corte e mutande con l’aria condizionata a 26 gradi invece che a 16 mi va bene lo stesso.
Ho ancora questo retaggio all’italiana, che il commerciale debba essere sempre vestito di tutto punto. Purtroppo alle volte non riesco a scrollarmelo di dosso anche se dovrei.