Il quinto anniversario del COVID, a livello locale, sembra trasformarsi in una sorta di grande catarsi collettiva, un richiamo al senso di comunità dei lodigiani e, in particolare, delle persone del Basso Lodigiano, la cosiddetta “zona rossa” di quei giorni drammatici.
Lo dico con la consapevolezza di andare un po’ controcorrente (e in zona rossa ecco, c’ero pure io): sono stanco. Se la pandemia è stato un evento che, per fortuna, speriamo di dover affrontare una sola volta nella vita, è anche vero che le tragedie di cinque anni fa sono state, grazie al cielo, abbondantemente superate. Certo, hanno innescato difficoltà economiche e sociali con cui ancora facciamo i conti, ma oggi abbiamo bisogno di guardare avanti. Ricordare è giusto, celebrare all’infinito no.
Sono stanco della retorica dell’eroismo. Se davvero, come si diceva allora, “andrà tutto bene” o “ne usciremo migliori”, allora è il momento di dimostrarlo. Creare comunità non può ridursi al perpetuo esercizio della memoria: dobbiamo rimboccarci le maniche e prepararci concretamente al futuro, soprattutto in un periodo complesso come quello che ci attende.
Invece, vedo ancora troppa retorica politica, troppi che si compiacciono per come hanno gestito l’emergenza e vivono di quella gloria passata, quando dovrebbero concentrarsi molto di più sul presente. Questo modo di procedere, francamente, è stucchevole e poco utile a costruire qualcosa di nuovo.