Il 27 Gennaio, come ogni anno, ricordiamo le vittime dei campi di sterminio nazisti, alimentati anche dai delinquenti fascisti italiani.
Quest’anno sono particolarmente amareggiato perché ho l’impressione, ma spero di sbagliarmi, che il 27 Gennaio stia diventando una ricorrenza sempre più opaca e sbiadita nel sentire della nostra società occidentale.
Con gli ultimi sparuti testimoni diretti di quell’orrore ancora in vita, ho l’impressione che la ricorrenza si sta trasformando in una occasione per lavarsi la coscienza con qualche frase di circostanza, qualche post sui social o qualche manifesto fatto in fretta e furia (se non cose molto più cringe ma qui mi fermo), lasciando gli aspetti storici ai libri scolastici e alla volontà di maestri e professori di parlarne alle giovani generazioni.
Si rincorrono spettacoli teatrali e televisivi, frasi di circostanza mentre nel mondo i reati di odio (online e offline) aumentano in maniera preoccupante, che siano di matrice anti-semita, razziale o contro membri della comunità LGBTQI+.
Allora forse, celebrare così la Giornata della Memoria serve a poco.
Se il solo ricordo dell’orrore sterminatore nazifascista non è più in grado di smuovere le coscienze affinché tutto ciò non avvenga più, se lasciamo l’odio serpeggiare e crescere indisturbato nei nostri quartieri, tra i giovani e nei posti di lavoro, allora dobbiamo fare qualcosa di diverso.
Difficile per me dire cosa. Sicuramente iniziative come i viaggi presso i luoghi dell’Olocausto e tante testimonianze dirette sono potenti e lodevoli perché colpiscono direttamente i nostri sentimenti più profondi. Forse è quella la strada, colpire forte al cuore e dipingere a colori le storie di questi uomini e queste donne che ormai stanno sbiadendo in una triste foto in bianco e nero. Non sto dicendo che ciò già non accada ma quelle statistiche sui reati di odio sono lì, in crescita, e mi fanno dubitare sull’efficacia di queste iniziative.
Quindi ricordiamo, meditiamo, ma pensiamo anche a un modo affinché la memoria sia tramandata e compresa a fondo, specie dalle giovani generazioni che presto non avranno più testimoni in grado di raccontare quanto tetro e orribile può essere l’animo umano.