A mio parere, c’è un altro problema ai giorni nostri che si affianca al continuo ronzio delle notifiche sul telefono e al chiacchiericcio incessante di social network e cose evitabili. Questo problema ha il nome di infodemia ovvero:
‘Abnorme flusso di informazioni di qualità variabile su un argomento, prodotte e messe in circolazione con estrema rapidità e capillarità attraverso i media tradizionali e digitali, tale da generare disinformazione, con conseguente distorsione della realtà ed effetti potenzialmente pericolosi sul piano delle reazioni e dei comportamenti sociali’
Accademia della Crusca
Diciamo la verità: fatte 100 le informazioni che ci raggiungono ogni giorno tramite TV, giornali, social network e siti di informazione, un buon 90% è assolutamente inutile, probabilmente non riguarda i nostri interessi ed è solo rumore di fondo generlizzato che genera distrazione o addirittura malumore.
Il mondo dei media ha avuto una evoluzione velocissima e la deriva infodemica è supportata da un tipo di concept dei siti web che spinge a cliccare, consumare, pubblicizzare in una spirale cronofaga che clic dopo clic ci trascina nella voragine ultra-capitalistica dei nuovi media. Non dico nulla di nuovo, credo e anzi, conosco persone che lavorano in questo settore e pur avendo molto rispetto di loro e del loro lavoro a un certo punto con questa modalità di vita online ho iniziato a fare i conti come sapete.
L’infodemia era (ed è) parte del mio problema. Un circolo vizioso che porta a domandarci cosa succede nel mondo, cosa dobbiamo sapere, di cosa dobbiamo preoccuparci (alle volte eccessivamente), etc.
Ho cominciato ad aver coscienza che qualcosa non mi quadrava durante la pandemia. Chiuso in casa cercavo nella rete un contatto con l’esterno, notizie confortanti, svago… Mi sono accorto che era un comportamento distruttivo, che ne traevo più danno che beneficio ma al contempo si trattava di un impulso troppo forte e irresistibile. Parte del problema era legato a twitter che rilancia a tutte le ore del giorno e della notte notizie dalla dubbia rilevanza. Abbandonando completamente l’uccellino azzurro dopo l’arrivo del circo Elon Musk sono riuscito a tagliare una buona fetta di noise, trovandomi però spiazzato: dove recuperare le informazioni? Come selezionarle?
Poi ho rispolverato feedly dal baule dei ricordi.
Un buon vecchio aggregatore di feed fa la differenza
Non voglio fare troppa pubblicità a questo mezzo perché ne esistono altri di altrettanto validi ma ho trovato in questo “vecchio” (nel senso di storico) aggregatore di feed RSS un valido alleato per limitare l’invadenza della sovrainformazione nella mia quotidianità. Feedly l’ho trovato il più valido e adatto allo scopo.
Anzitutto perché un aggregatore permette di selezionare dal principio le fonti che si ritengono più affidabili e questa prima scelta diventa cruciale perché privilegiare la qualità alla quantità è uno scudo a quel rumore di fondo citato all’inizio di questo post. E’ fondamentale selezionare poche fonti, scelte bene e che spaziano all’interno dei proprio interessi in modo da non divagare su altre cose poco attrattive.
In seconda battuta, categorizzare le informazioni permette di decidere cosa affrontare prima e cosa dopo. A cosa dare priorità e in quale momento della giornata. Sono particolarmente soddisfatto della sezione dedicata al lavoro e alle news relative al mio settore professionale. Inoltre ho riscoperto il piacere di leggere nuovamente alcuni blog personali; forse sono passati di moda ma permettono di approfondire argomenti, temi o semplici curiosità di vita personale in maniera unica a mio avviso.
OT, leggetevi questo post di Wil Wheaton (sì, quel Wil Wheaton) che mi ha davvero fatto riflettere sull’essere genitori oggi.
Salvare le informazioni e utilizzare l’opzione “Read Later” permette di recuperare con tranquillità longform o pezzi più complessi che richiedono tranquillità (e magari la tranquillità del fine settimana) per poter essere affrontati e apprezzati appieno. Scovare questi pezzi nello tsunami di junk news di una infodemia incontrollata è davvero difficile a mio avviso.
Infine, l’IA. Feedly ha implementato da qualche anno dei filtri intelligenti (vere e proprie IA) con le quali è possibile seguire anche temi specifici senza doversi per forza abbonare a una fonte precisa. E’ uno strumento poco intuitivo (e parecchio costoso) al momento per me e anche un filo pericoloso perché buca la “bolla” che ho descritto poco fa, quella della informazione ben selezionata.
Un altro passo verso una maggiore consapevolezza
Di nuovo, con questo post non voglio dire che ciò che sto facendo è giusto e tutto il resto è sbagliato. Non credo di avere questa arroganza e non vorrei trasmetterla.
Sentivo di avere un problema e ho trovato un modo per affrontarlo. Possono esistere diversi altri modi come ci sono persone che come me sentono questa esigenza mentre altre si trovano a loro agio nell’era dell’infodemia.
Quello che però mi piacerebbe trasmettere ai lettori è che avere la consapevolezza della propria situazione e della propria posizione rispetto a questo tema non è scontato. Fermarsi a riflettere sul tema richiede un momentaneo distacco dall’abitudinarietà. Questo credo che invece sia una pratica fondamentale nella vita dei nostri giorni che altrimenti rischia di essere sempre frenetica e cacofonica all’eccesso.
Trovare consapevolezza delle proprie azioni e spegnere il pilota automatico. Ne abbiamo davvero tanto bisogno.