Ho iniziato questo anno da lettore con un capolavoro indiscusso, un classico della letterattura horror e di fantascienza firmato nel 1936 da H.P.Lovecraft ovvero “Alle montagne della follia”. Un libro che non solo ha ampliato i confini del genere, ma ha anche gettato le basi per un universo narrativo che ha influenzato innumerevoli opere nei decenni a venire.
Perfettamente allineato con l’universo mitologico e tremendo tracciato dall’autore in innumerevoli racconti, questo libro narrato in prima persona ci porta in Antartide, dove una spedizione esplorativa e scientifica sarà destinata a scoprire molto più di qualche roccia o ghiacciaio secolare e in un crescendo di orrore e tensione si paleseranno rivelazioni epocali, in grado di mettere a dura prova la psiche e sfidare la comprensione umana intrecciando il mondo antico al destino della stessa umanità.
Lascio ai lettori la riscoperta di questo capolavoro che, come dicevo, ha davvero influenzato innumerevoli altre opere della letterattura, del cinema e dell’intrattenimento videoludico.
Basti pensare al film “La cosa” (1982) di John Carpenter, che pur non essendo un adattamento diretto, condividono con il libro un’atmosfera di isolamento e terrore antartico, oltre alla scoperta di antiche entità aliene. Oppure a videogiochi come “Bloodborne” o “Dead Space” che attingono a piene mani dall’atmosfera di terrore e macabro tracciata dall’autore in questo libro e in altri lavori considerati capolavori indiscussi.
Sono dell’idea che Lovecraft vada contestualizzato e preso a piccole dosi, considerando che si tratta di uno scrittore di inizio novecento e che richiede una certa contestualizzazione. “Alle Montagne della Follia” rimane comunque un’opera imprescindibile non solo per gli appassionati di Lovecraft, ma per chiunque sia affascinato dall’idea di esplorare i confini dell’ignoto. Il suo impatto sulla cultura popolare è tangibile, dimostrando come la capacità di Lovecraft di suscitare terrore attraverso l’esplorazione dell’antico e dell’alieno sia senza tempo.