Play 2025: una nuova fiera, un nuovo inizio

Quest’anno Play 2025 ha segnato un passaggio importante: il trasferimento a BolognaFiere, con tutto ciò che comporta. Spazi più ampi, logistica più efficiente, una disposizione più ordinata e soprattutto… finalmente una fiera che respira. Per la prima volta ho avuto la sensazione di partecipare a un evento davvero internazionale, dove il gioco non è solo passione, ma anche cultura, industria e condivisione allargata.

Eppure, questo Play è stato anche il primo da papà consapevole, il primo in cui ho vissuto l’esperienza non solo con gli occhi del giocatore o del curioso, ma soprattutto con quelli di Leonardo, il mio bambino di quasi nove anni. In realtà, non era proprio la sua “prima volta”: insieme c’eravamo già stati nel 2017 e nel 2018, ma allora era ancora troppo piccolo per ricordare e io troppo distante con la testa per capire… Oggi invece è stato un compagno di avventure, attento, curioso, pieno di energia.

La cosa che più mi ha colpito è stato vedere come questa nuova sede sia davvero a misura di tutti. Parcheggio? C’era. Spazi per sedersi, muoversi, giocare, respirare? C’erano. Anche il sabato, giorno tradizionalmente caotico. È una fiera che non lascia indietro nessuno, dove chi vuole giocare può farlo in libertà, nel massimo della comodità, anche con un bambino al seguito. E questo per me ha fatto tutta la differenza del mondo.

Sono arrivato a Bologna già un po’ provato – la vita, il lavoro, le responsabilità – e non ero nel mio stato mentale più lucido. Un tempo avrei vissuto tutto con l’ansia di vedere, provare, testare. Oggi no. Oggi l’obiettivo era chiaro: far divertire mio figlio. Ed è successo. Si cambia la prospettiva, si cambiano le aspettative, si cambiano anche gli obiettivi.

Rimane valido ciò che scrivevo qualche tempo fa in questo articolo: “il gioco, per me, è un percorso di autenticità”. Continuo a camminare su quella strada, con qualche passo più lento, qualche sosta in più, qualche deviazione inaspettata. Alcune cose e certi personaggi dell’ambiente ludico li guardo con un po’ più di distacco oggi, come se li vedessi attraverso un vetro leggermente appannato. E va bene così.

Ma il gioco rimane. Rimane come strumento di relazione, come territorio condiviso tra generazioni, come rifugio, come palestra di immaginazione. Rimane, soprattutto, come spazio in cui essere autentici.

E oggi, a Play 2025, sono stato autentico come papà. E questo, per ora, mi basta.

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