Prima riflessione: è necessario “decostruire” la narrazione patriarcale corrente. Nessun maschio è escluso da questa influenza e tutti siamo chiamati a riflettere e a cambiare. Dire “io non sono così”, il famoso “not all mens” era sbagliato ieri ed è sbagliato oggi. Ammetto di averci messo un po’ a capirlo ma il mio amico virtuale kenobit ha aperto una comunità dedicata proprio a questo tema, su Telegram e gliene sono molto grato.
Secondo, mi hanno molto colpito le parole del padre di Giulia Cecchettin ieri all’Università di Padova. Su come ognuno “ogni giorno dovrebbe chiedersi come rendere migliore la vita di chi gli sta intorno, a partire dalla propria famiglia e dalla propria compagna”. Un passaggio di grande umanità, valido in molti contesti ma che acquista una valenza ancora maggiore oggi.
Terzo pensiero: agire. Non permettere che la violenza verso le donne possa esprimersi anzitutto fisicamente ma anche verbalmente, nei contesti che viviamo, nelle manifestazioni tossiche che spesso noi uomini abbiamo nei confronti delle donne anche in contesti che dovrebbero professare e praticare la parità. Penso ai contesti lavorativi o associativi ad esempio.
Queste sono proprio alcuni pensieri che ho maturato in questi giorni che oltre alla celebrazione odierna, hanno visto anche fatti di cronaca violenta ed efferata che se possibile spingono ancora più l’acceleratore sull’urgenza di questa necessaria riflessione collettiva. Sono conscio che si potrebbe e si dovrebbe dire molto altro, che ho sicuramente dei bias dettati dal mio essere maschio e di vivere in un mondo ancora permeato da una cultura troppo patriarcale ma da qualche parte questa riflessione deve iniziare. Lo devo non solo a me ma anche a mio figlio che, in quanto maschio, voglio che cresca con un pensiero diverso.