Nel ricordare Papa Francesco, sono preso da un sentimento profondo di gratitudine per una figura che ha saputo coniugare carisma e misura insieme a una grande umanità e attenzione alla dottrina. È stato un pontefice capace di parlare al cuore delle persone, senza mai perdere il rigore del pensiero e la profondità della fede ponendosi così come grande esempio al quale aspirare. Una guida vera, la cui voce ha saputo accompagnare il mondo in tempi fragili, spesso incerti, con una coerenza rara e grande autenticità.
Tra i suoi messaggi più forti c’è stata l’insistenza sul fatto che la Chiesa deve essere davvero una casa aperta e sulla sua dimensione sociale. Non una fortezza per pochi, ma uno spazio dove tutti sono i benvenuti: chi ha una fede salda e chi la cerca, chi è entusiasta e chi arriva in silenzio, con il cuore stanco e le mani vuote. Papa Francesco non ha mai giudicato le intenzioni. Ha invece sempre parlato con chiarezza contro l’ipocrisia, specie quella comoda, che si traveste da zelo religioso per nascondere la durezza del cuore. “Chi sono io per giudicare?” è forse la sua frase più nota in merito a questioni secolari, ma altrettanto potente è il suo richiamo: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità“, esortazione programmatica del suo pontificato.
Ci ha insegnato che la misericordia non è debolezza, ma forza trasformativa. Che la verità va cercata senza arroganza, con pazienza e rispetto. Che la fede, per essere autentica, deve saper includere. L’augurio, come cattolico, è che il prossimo Pontefice possa continuare a guidare il suo popolo in questo solco.
Per rispetto, vale la pena aggiungere una postilla a questo mio pensiero. Nulla sarebbe più ingiusto, oggi, che usare le sue parole come armi — brandelli di discorsi trasformati in sentenze, strumenti di giudizio verso altri. Francesco merita di essere ricordato per intero, nella complessità del del suo pensiero e nella limpidezza del suo esempio, non ridotto a specchio per riflettere i nostri pregiudizi.