Riporto una frase molto condivisbile, tratta dal libro che ho letto nelle ultime settimane.
“There’s a term you don’t hear these days, one you used to hear all the time when the Carnegie branches opened: Palaces for the People. The library really is a palace. It bestows nobility on people who otherwise couldn’t afford a shred of it. People need to have nobility and dignity in their lives. And you know, they need other people to recognize it in them too.”
Eric Klinenberg (author), Palaces for the People
La traduco al meglio delle mie possibilità:
“C’è un termine che non si sente spesso in questi giorni, un termine che sentivi sempre quando aprivano le filiali della Carnegie*: Palazzi per la gente. La biblioteca è davvero un palazzo. Conferisce nobiltà a persone che altrimenti non potrebbero permettersene un briciolo. Le persone hanno bisogno di nobiltà e dignità nella loro vita. E si sa, hanno bisogno che anche gli altri lo riconoscano in loro.”
Eric Klinenberg (author), Palaces for the People
* la Carnegie Corporation è una fondazione filantropica fondata dal miliardario Andrew Carnegie all’inizio del ‘900. Le varie fondazioni facenti a lui capo contribuirono ad aprire migliaia di biblioteche in giro per il mondo.
Il discorso è molto articolato e presto, alla fine della lettura, ne farò un resoconto dettagliato. Oggi riporto questa frase, reduce dalle date lodigiane dell’ International Games Month che hanno mostrato, a seconda del contesto e della realtà coinvolta, risultati molto differenti.
Ad esempio, in un comune come Brembio che ha appena riorganizzato e ampliato la biblioteca locale, la partecipazione è stata molto numerosa, ha coinvolto famiglie e bambini. Stessa cosa nella vicina Turano Lodigiano, dove il coinvolgimento anche dei più piccoli a mio avviso è stato un fattore positivo e dimostra attenzione da parte dell’amministrazione Casali. L’amministrazione è stata presente e ha sostenuto l’idea di aprire la biblioteca ad attività diverse dal mero prestito librario. In altre realtà, come purtroppo quella di Bertonico o Castiraga Vidardo, le cose sono andate diversamente e non benissimo.
A prescindere dai numeri (che valgono fino a un certo punto e non tutto deve essere una gara alla maggiore partecipazione possibile), queste occasioni sono semi gettati in un terreno che però deve essere coltivato con buona volontà.
Le biblioteche sono un luogo che nel 2023 può trasformarsi da un posto polveroso o poco frequentato a un vero e proprio centro e riferimento per la comunità. Certo, è necessario un ripensamento dell’offerta, della strategia amministrativa, lavoro e testa; non basta una domenica pomeriggio di giochi da tavolo per risolvere una questione annosa; i tagli alla cultura, al sociale e alle biblioteche sono un esercizio portato avanti in molti paesi e città da amministrazioni di ogni colore politico, ignorando la funzione sociale di questi luoghi che in un piccolo paese come Bertonico diventeranno una necessità sempre più improrogabile in futuro.
Non basta, non risolve… Ma è un inizio. Iniziare ad abitare questi luoghi con onestà intellettuale e rispetto, è importante per il loro futuro e per il futuro della comunità che in questi luoghi può trovare una identità. Bisogna avere il coraggio di fare di più. Con cuore, cervello, pianificazione e audacia. Non è più tempo di adagiarsi sullo status quo, né di pressapochismo nell’organizzazione di eventi e spazi, nemmeno di trattare questi luoghi come orpelli anacronistici e meri costi gestionali.
Allargo la questione biblioteche e includo nel ragionamento anche gli spazi civici come i centri socio culturali e le sale civiche.
Animato dalla sola presenza di alcune sedi associative quali Auser e Marciatori Bertonico, oggi il Centro Socio-Culturale “G.Cavuoti” di Bertonico non se la passa benissimo. Al di là dei recenti lavori di ripristino dell’ascensore, molte sale risultano inutilizzate e inutilizzabili oppure utilizzate come ripostiglio, privandoli quindi di dignità e funzionalità.
Al di là dello stato dello stabile, quale senso può avere un centro civico o una palazzina servizi che rimane sempre chiusa? Credo si tratti di una occasione sprecata di creare uno spazio abitato e condiviso.
Oltre agli edifici e alle infrastrutture social, un’altra tema che credo debba essere motivo di riflessione è questo: la cultura non è animazione.
ll concetto che la cultura non sia semplicemente animazione e intrattenimento è fondamentale per comprendere la profonda differenza tra il lavoro di enti come le commissioni per la cultura e le biblioteche, e quello di organizzazioni come le pro loco. Questa distinzione si basa sulle diverse nature e obiettivi di queste istituzioni.
La cultura, nel suo senso più autentico, è un veicolo di conoscenza, di comprensione storica, artistica e scientifica. Enti come le commissioni per la cultura e le biblioteche si dedicano (o meglio, dovrebbero dedicarsi) a promuovere questa comprensione. Loro lavorano per preservare e diffondere il patrimonio culturale, incoraggiare la riflessione critica e stimolare l’intelletto. Le loro attività, dai programmi educativi alle mostre, dai seminari alle letture pubbliche, sono progettate per arricchire la mente e l’anima.
In contrasto, l’animazione, sebbene abbia un suo valore intrinseco, tende ad avere un focus diverso. Le attività di animazione, come quelle spesso organizzate da pro loco, mirano principalmente a intrattenere. Queste includono eventi festivi, spettacoli di intrattenimento e attività ricreative. Sebbene queste attività possano avere aspetti culturali, il loro scopo primario è quello di divertire e coinvolgere il pubblico in maniera più leggera e meno impegnativa dal punto di vista intellettuale.
Questa distinzione non è intesa per sminuire il valore dell’animazione, ma piuttosto per sottolineare che la cultura ha un ruolo più profondo e sostanziale nella società. La cultura ci aiuta a comprendere il mondo, stimola la nostra mente e arricchisce la nostra esperienza di vita in modi che vanno ben oltre il semplice intrattenimento. Riconoscere e apprezzare questa differenza è essenziale per mantenere un equilibrio sano tra l’intrattenimento e l’arricchimento culturale nelle nostre comunità.
Una comunità che capisce, che si informa, che si dimostra curiosa è una comunità che guarda dieci anni nel futuro, ragiona, sa anticipare e affrontare i cambiamenti, sa interagire con l’amministrazione e l’amministrazione ne trae giovamento.
Dobbiamo quindi decidere se investire nelle infrastrutture sociali, in quei “palazzi per le persone” che permettono poi di fare cultura e quindi di costruire una società più unita. Credo che la scelta sia determinante per il nostro futuro.
Un commento
Ho trovato questo articolo completamente condivisibile. Credo anche che l’analisi che tu fai sulle biblioteche e sul concetto di cultura sia profonda e lungimirante. Sinceramente spero che sempre di più le biblioteche diventino un centro sociale a trecentosessanta gradi per le comunità all’interno delle quali sorgono.