In questi giorni nel Lodigiano tiene banco la particolare storia di una recensione online a una nota pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano e della conseguente reazione della proprietaria del locale.
La recensione in questione contiene dichiarazioni omofobe e abiliste davvero allucinanti, alle quali la proprietaria ha risposto a tono.Oggi non ci può essere tolleranza per la discriminazione di genere o l’insulto in merito a malattie e disabilità che restano sempre provocazioni detestabili e da condannare. L’opinione pubblica, pur per la maggior parte schierata dalla parte della proprietaria, è riuscita a dividersi.
Immancabili le accuse alla pizzeria di “volersi fare pubblicità con una fake news” oppure, e questo è ancora più emblematico, giornalisti gastronomici che pur condannando il fatto riescono a dare colpe alla proprietà, facendosi scudo del fatto che recensioni online e troll sono all’ordine del giorno; a loro vorrei poi dire che se nel 2024 ancora si pensa che il giornalismo “ufficiale” sia l’unica fonte della verità, è il caso di aggiornarsi.
Io non ho motivo di dubitare della bontà del commento per un motivo molto semplice: primo, che questa sia una fake news è una cosa impossibile da dimostrare. Secondo, i troll online sono sempre esistiti, più o meno mascherati. Per chi come il sottoscritto ha fatto la scuola di internet all’epoca del 56K, la presenza dei provocatori ha sempre contraddistinto ogni community online e mi sembra che quella delle recensioni di locali non possa essere da meno. Poi però, 15 anni fa c’è stata una evoluzione che forse è passata inosservata: la vita online si è mescolata con la vita offline anzi, la libertà apparente delle comunità online ha catalizzato lo sviluppo dei peggiori istinti di molte persone.
Quest è la realtà che viviamo tutti i giorni. Una realtà dove la diversità è additata in prima battuta da chi ci governa, dove le battute abiliste sono all’ordine del giorno anche in contesti lavorativi, per strada, nei bar o peggio, anche in contesti politici dove al posto del dibattito di ricorre agli insulti. E che queste opinioni nefaste nei confronti di chi si reputa “diverso” dilagano online in molte community, dove gli utenti sono riconosciuti con nome e cognome. Questi persone riversano senza pudore i loro peggiori pensieri online o nei loro contesti sociali senza temere smentita né punizione.
Arrivo al punto e alla conclusione: la realtà è molto peggiore delle farneticazioni di qualche troll online. Possiamo scegliere di sminuire la gravità di questi episodi bollandoli come “fake news”, oppure possiamo darci da fare per rendere la società e anche le nostre comunità online dei posti migliori, magari evitando di sminuire episodi gravi pur, grazie al cielo, isolati.