Ho disdetto il mio abbonamento a Spotify. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia (non nuova ma sicuramente di attualita’) di un investimento, a mio avviso davvero inquietante: il CEO Daniel Ek ha messo centinaia di milioni di euro in un’azienda chiamata Helsing, che sviluppa sistemi di armamento guidati dall’intelligenza artificiale.
In un mondo che sembra correre sempre più verso la militarizzazione, pensare che una parte dei soldi degli abbonamenti finisca in progetti di droni da combattimento non mi fa stare sereno. Ancora di più se considero che questi profitti derivano da un modello che già di suo penalizza gli artisti, con pagamenti bassissimi per lo sfruttamento delle loro opere.
Non è una battaglia contro lo streaming in generale — anzi, penso che sia uno strumento prezioso, che ci permette di avere la musica a portata di mano. Però è evidente che il sistema andrebbe ripensato, perché le piattaforme continuano a guadagnare moltissimo mentre i musicisti spesso faticano a vivere del proprio lavoro.
Alla fine, per coerenza, ho fatto una scelta semplice: passare ad Apple Music. Stesso prezzo, stessi brani, stesso servizio… ma almeno senza il retrogusto amaro di finanziare un settore che non condivido. Tra l’altro Apple Music funziona benissimo anche su Android, quindi non c’è nemmeno il problema di essere legati a un solo ecosistema.
Lo so: la mia è solo una goccia nel mare. Ma se posso avere lo stesso servizio allo stesso costo e al tempo stesso fare una scelta che sento un po’ più giusta, perché non farlo?