Sono reduce da un paio di giorni di viaggio in Baviera per lavoro, a Burghausen per la precisione, sede del “castello più lungo del mondo”. Il mio lavoro spesso mi ha portato lontano e non è sempre stato semplice, ve lo assicuro (un giorno vi racconterò del mio viaggio di lavoro a Monterrey, Messico; che non è esattamente un posto dove vorreste essere). Ma viaggiare e conoscere luoghi nuovi ha i suoi lati positivi.
Viaggiare ci apre gli occhi. Quando ci immergiamo in culture diverse, capiamo che esistono molti modi di affrontare le sfide e vivere la vita. Personalmente, dai villaggi sperduti della Grecia continentale al brusio delle strade di New York o Los Angeles ho trovato una diversità sempre permeabile e aperta a suggestioni esterne.
Questa consapevolezza di ciò che ci circonda può essere un grande vantaggio quando torniamo a casa. Le idee e le soluzioni viste altrove possono essere adattate e implementate nella nostra comunità.
Non si tratta solo di collezionare ricordi, ma di prendere spunto da ciò che abbiamo visto e trasformarlo in azioni concrete per migliorare il nostro ambiente locale. E per chi se lo sta domandando, sì, anche a Bertonico.
Pensare di essere “arrivati” di essere auto-sufficienti e autarchici è uno dei peggiori errori possibili.
In breve, viaggiare ci dà gli strumenti per cambiare, capire, evolvere; sta a noi usarli.