Il mio primo ricordo di una “zine” cartacea risale, credo, alla fine degli anni ’80. Quando il mio ex-compaesano Emanuele Bassi (oggi tra l’altro appassionato blogger sul tema della programmazione, dell’open source e dell’IT), compagno di classe di mio cugino, impaginava con lui una sorta di notiziario ben disegnato con matite e pastelli su alcune pagine recuperate di moduli continui. Io ero troppo piccolo all’epoca, sapevo a malapena scrivere ma anche se un po’ offuscati i ricordi mi portano alla mente due ragazzini appassionati e indaffarati dietro quelle pagine e dietro al recupero delle informazioni, allora fatto con il Televideo della RAI che sembrava una cosa futuristica.
Probabilmente avrei cancellato il tutto dalla mia memoria a distanza di quasi 40 anni se non fosse che io, in fondo, ho sempre creduto al valore dell’informazione dal basso; non limitarsi quindi a leggere le notizie cercando di assimilarle, ma elaborarle, dibatterle, raccontarle. Non sarei qui oggi a scrivere un blog se non fossi affascinato da questo tema; non avrei creato Scientificast ormai più di dieci anni fa, non avrei gestito per anni Il Dado Incantato, insomma se non avessi quel fuoco dentro probabilmente non avrei fatto la maggior parte delle cose che ho fatto online fino ad oggi.
Quindi, evviva la stampa locale! Evviva l’informazione dal basso!
Nel Lodigiano il CIttadino svolge il suo compito ormai da molti anni. E’ un quotidiano con le sue peculiarità, la sua impostazione alle volte un po’ contorta e un po’ difficile ma rappresenta spesso l’unico modo per reperire informazioni affidabili in merito a ciò che avviene in provincia (e ciò che avviene in provincia è interessante). Negli USA ci sono città di 5000 abitanti con una propria testata giornalistica, anche se purtroppo i costi aumentano e le piccole pubblicazioni locali sono costrette a chiudere i battenti. Anche qui in provincia abbiamo alcuni esempi più piccoli che da anni raccontano la vita delle persone, i loro costumi, le tradizioni e pungolano laddove è necessario. Queste piccole testate locali arrivano per capillarità dove le testate mainstream falliscono.
E raggiungono il loro obiettivo, quello di mantenere una popolazione informata e attiva.
In questi due anni di riflessione sul tema dell’informazione, della socialità online e dei pericoli della cronofagia, una delle poche cose che penso di aver compreso fino in fondo è come prendersi del tempo per informarsi con qualità sia non solo una buona abitudine ma una pratica necessaria per il nostro essere umani. Correre da una breaking news all’altra invece, rischia di confonderci, di portarci a smarrire il significato profondo e le implicazioni di una determinata notizia e questo può solo aumentare il nostro stress e il nostro disagio. Tutto è allarme, tutto è urgente, tutto è catastrofico.
Addirittura, informarsi solo attraverso i social network rischia di renderci prede inconsapevoli di campagne di marketing sociale, le nostre opinioni rischiano di essere plasmate in maniera sempre più subdola da slogan, notizie in flash, stories ben congeniate quando invece la lettura lenta e la riflessione aiuterebbero molto il nostro spirito critico e il nostro senso di umanità e di cittadini consapevoli. Ecco perché preferisco siti come Il Post o Valigia Blu per mantenermi aggiornato e ragionare sulle cose che succedono nel mondo ma ne esistono molti altri siti come Slow News che invitano a prendersi il tempo per informarsi e riflettere.
E allora cosa possiamo fare a livello locale?
Da sempre insisto affinché il nostro Comune di Bertonico adotti una comunicazione puntuale e costante con i cittadini. Sebbene mi sia immerso nel digitale, gestendo i social del comune come volontario (grazie a Verusca Bonvini e Angelo Chiesa che mi hanno dato fiducia in questi anni), sono convinto che ciò non sia sufficiente. Molti non hanno accesso o familiarità con il mondo online, ed è qui che entra in gioco l’importanza di una pubblicazione cartacea periodica come già fanno molti comuni del territorio (prendo ad esempio la pubblicazione di Somaglia che per altro è stata anche premiata a livello nazionale per la sua qualità).
Questo bollettino, distribuito direttamente nelle abitazioni, garantirebbe che ogni notizia di carattere pubblico e locale raggiunga tutti in modo chiaro e sistematico. La combinazione di strategie digitali e tradizionali potrebbe assicurare una comunicazione efficace, capillare e veramente inclusiva per la nostra comunità se usata con intelligenza e coraggio.
Certo, fare le cose per bene richiede un direttore responsabile (che deve essere un pubblicista registrato), una registrazione presso il tribunale locale e tutta una serie di condizioni che tutelano da una parte il pubblico ma sono oneri burocratici da sistemare ma sono certo che lo sforzo possa essere ben ripagato da una popolazione che è informata, dibatte, pensa e discute.
Una idea, già portata avanti a Bertonico al tempo del mio impegno come Presidente della Commissione Biblioteca e solo per l’ambito culturale. In quegli anni, infatti, pubblicammo un giornalino trimestrale di cultura (BiblioMagazine), sperando di arricchire un po’ le giornate di chi lo leggeva; ne ho recuperato una copia che vi lascio qui, come ricordo. Purtroppo, nel tempo, tra un passaggio di computer e l’altro, ho perso l’archivio. Furono pubblicati 5 o 6 numeri del giornalino e la commissione successiva decise di non portarlo avanti.
Sicuramente una cosa che mi piacerebbe rifare in futuro, se avrò l’onore di entrare di nuovo a far parte di una amministrazione comunale. Ma questo lo vedremo in un altro momento, tra non molto.
In conclusione, la riscoperta del valore della comunicazione locale in un’era dominata dal digitale sottolinea l’importanza di mantenere connessioni autentiche con la nostra comunità. Riflettendo sul passato e guardando al futuro, dobbiamo valorizzare e sostenere le iniziative che promuovono un’informazione dal basso, riflettendo profondamente e costruendo una società consapevole e attiva. Le nostre radici, come evidenziato dal ricordo delle “zine” e delle pubblicazioni locali, sono fondamentali per il tessuto stesso della nostra comunità.